domenica 9 marzo 2008

Un dado che non rotola

Facciamo finta che voi mi abbiate chiesto “perché sotto il titolo hai scritto To be a dice and not to roll?”; vi risponderei che non è una frase scritta così, a caso. C’è un senso dietro.
Una canzone dei Led Zeppelin (non ci sarebbe neanche bisogno di dire che si tratta di Stairway to heaven, vero?) recita, alla fine, “to be a rock and not to roll”. Essere una pietra e non rotolare; esattamente come un dado.
Qual è il compito, il dovere, la ragione d’essere di un dado? Semplice, rotolare. È un ragionamento lineare, logico, ‘n fa ‘na grinza. Un dado nella sua vita, sia esso a 6 o a 20 facce, normale o da poker, bianco o colorato, deve fare una cosa: rotolare. Non esistono complicazioni, lui quello fa.
Ma se un dado non rotola? Se non riesce a fare quello per cui è stato creato? Se non adempie al suo unico, semplice dovere? È un bel problema, perché il dado in questione non sa dove andare a sbattere.
Ecco, io mi sento come un Dice che non Roll. So quali sono i miei “doveri”, ma semplicemente non li eseguo. Quello che io mi sento dentro non è quello che devo essere. Mi capite?
E uno così, dove andrà a finire? Se non faccio ora quello che devo, come mi troverò fra 10 anni? E fra 20? No one knows. Patetico omino in crisi esistenziale che non sono altro. Se solo penso che ho 17 anni e già sto così, entro in paranoia. Ma di quella brutta eh.

venerdì 28 dicembre 2007

Comparsa in un film

Ora, non vorrei apparire come un piccolo Woody Allen (che apprezzo profondamente), ma io sono un po’ pieno di paranoie.
Sera del 24. Natale con i miei parenti. Ricca cena a base di pesce (ottimo il tonno alla griglia), condita con allegri momenti di ilarità festiva. Il natale non rende più buoni, semplicemente più stupidi. Comunque.
Dopo l’ovvio pandoro post-cena ed il panettone al cioccolato pre-caffè, arriva il momento più atteso dai bimbi: signore e signori, i regali.
Fortunatamente io e le mie cugine siamo abbastanza cresciuti e perciò non si crea più l’invasione barbarica ai danni dell’albero. Negli altri anni altro che Attila. Ma continuiamo il discorso.
“Scarto” i miei regali (solo bustarelle) e, mentre gli altri si stupiscono allegramente o fanno allegramente finta, succede. Un po’ me lo sentivo, mi capita sempre in questi casi. Ora vi spiego.
Quando mi trovo in situazioni di felicità di massa, come feste o ritrovi amichevoli, arriva sempre un momento in cui mi sembra che la scena intorno a me vada a rallentatore, vedo tutte le persone nelle loro singole azioni, e mi rendo conto di non fare parte del momento; come se guardassi un film. Vedo che sono come trasparente agli occhi degli attori, e questo, signori miei, è triste. Così triste che, puntualmente, mi alzo ed esco elegantemente dalla scena. Mi eclisso. E questo senza che nessuno dica nulla, cosa che avvalora la mia teoria dell’invisibilità.
Perché secondo me (ecco, adesso comincio con la parte esistenziale Alleniana) la vita è come un film, ci sono attori protagonisti, personaggi secondari e comparse; avvenimenti eclatanti, retroscena e svolte narrative. Tutto condito da scenografie e location di grande effetto.
Io in questi momenti mi sento una comparsa in di una bella scena.
Non so se la mia sia solitudine o introversione, ma neanche mi interessa dare un nome a quello che sento. È solo che mi rendo conto che la realtà non mi appartiene, non sempre. L’importante, credo, è trovare una persona “sola” come se stessi, una persona che riesca a farti sentire attore protagonista della tua vita, non comparsa.Io la mia attrice l’ho trovata.

lunedì 24 dicembre 2007

La tua pelle, il tuo odore

Ieri mattina ci siamo svegliati presto. Al suono troppo allegro della sveglia, subito interrotto, mi sono mosso nel letto cercando la sua mano. Calda, logicamente. Mi sono fatto più vicino e l’ho stretta a me. Annusavo la sua pelle, così buona, così mia.
Sentivo l’odore della tua pelle entrarmi dentro, attraversarmi e finire la sua corsa sfrenata nella mia mente. Sentivo la passione, il desiderio, l’amore “quello che si fa”; la voglia di restare a letto, abbracciati, cercando di inglobarsi. Quella sottile consapevolezza reciproca, che non so spiegare ma che so esiste. Quel senso di totale atarassia, quella leggerezza che con te, per me, è impossibile non sentire. Sentivo il tuo cuore, la tua mente, i tuoi occhi, le tua labbra. Sentivo, e questo è unico, il mio odore sulla tua pelle. I nostri odori, almeno loro, sono diventati uno.
Sentivo tutto questo su di te. Profumo di una notte trascorsa troppo velocemente, perché a noi il tempo non basta. Mai.
Noi, io e te, Towa e Dice.

martedì 18 dicembre 2007

Routine Russa


Di tempo libero ne ho fin troppo. Le idee non mancano. La voglia di sentire opinioni diverse pure. Il gusto di scrivere, beh, quello c’è sempre. Il fatto è che la routine mi sta uccidendo.
A volte bisognerebbe avere giorni di 72 ore per fare tutto ciò che si vuole. Svegliarsi con calma il mattino, decidere come spendere il tempo libero, vivere tutto più relax, take it easy. Prendersi il tempo per pensare, a cosa non importa, basta fare silenzio e pensare.
Io mi faccio certi viaggi con la mente…e senza bisogno di aiuti chimici e/o naturali (e sapete a cosa mi riferisco!) [anche se devo dire che a volte…qualche aiuto dalla natura non guasta].
Sto divagando.
Dicevamo, il tempo. Sein und Zeit, scrive Heidegger. L’essere umano è inevitabilmente legato al tempo, al suo lento trascorrere verso la fine (dell’uomo, non del Zeit). La quotidianità è composta di istanti privi di valore, che rendono l’uomo semplicemente piatto e senza grandi capacità mentali. In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
È esattamente la routine che logora l’uomo, l’attaccamento a gesti azioni e pensieri che si ripetono in omnia saecula saeculorum; dare un taglio al passato equivale a spezzare questa catena ripetitiva, creandosi un “futuro infinito e infinitamente diverso da sé” (questo, da un certo punto di vista, è il concetto di Eterno Ritorno di Nietzsche).
Here is the reason why I need to change. Cambiare città, persone che vedo, luoghi che frequento e abitudini che ho preso. Magari poi un giorno ritornare a tutto ciò che lascio, ma ora ho bisogno di staccarmi da tutto (tranne che da Towa, ovvio!).

mercoledì 5 dicembre 2007

White Noise


Avete mai sentito il rumore del silenzio? A me è capitato per la prima volta ieri. E non è stato neanche lontanamente come pensavo che fosse.
Mi sono chiesto: ma se persino il silenzio fa rumore, allora dove possiamo essere liberi dal suono? Dove possiamo essere liberi dai pensieri? Dove possiamo essere liberi?
Ogni essere umano dovrebbe avere un luogo tutto per sé, un proprio “giardino delle meraviglie” (giusto per ritornare sempre a Siddharta). Una volta lì, esercitare il silenzio. Mutismo assoluto dei suoni. Assenza di onde sonore. Encefalogramma piatto.
E poi passare all’esatto contrario. Musica battiti suoni rumori, beat accelerato, pulsazioni, 35Hrz, e la mano di un dio sopra di noi. “La musica non si fermerà mai. Il battito del cuore non si spegnerà mai. Il party non finirà mai.”
Sto delirando...


La mia ultima perla finta:

Suoni che ti sfregano la testa contro il muro, bianche discoteche dal rumore quasi duro,
ferma la tua voce, spegni la tua mente, non guardare indietro non lasciare indietro niente,
prima che il frastuono ti rimbombi nella testa, scia di suono ruvido che lenta mi disgusta,
sola la tua luce, freddo il tuo passato, tra le braccia avide di un sogno comandato,
solo quella musica che opera il tuo cuore, ti ridona luce in un insolito calore,
un colpo di pistola, un urlo chiuso in gola, i rumori infranti di una vita che non vola

giovedì 29 novembre 2007

Words

Pétur Ingi
Ci sono parole, parole scritte, parole sussurate, parole urlate, parole solo pensate e mai dette, parole.
Ci sono le parole che non si dimenticano, quelle che ti segnano dentro, qualunque cosa succeda loro restano lì, ormai indelebili tracce di emozioni che non si ripetono.

Ci sono parole che bastano, ma che vorresti fossero infinite; bastano quelle giuste.

Ci sono parole dette da persone che non conoscevi, di cui ora non puoi fare a meno, che ti sanno; persone che ami.

Ci sono parole scritte in rosso, lette sotto un portone, divorate in pochi secondi, rilette decine di volte.

Ci sono solo le tue parole.

ancora 24 ore...

Ahhhh mio dio mio dio mio dio mio dio.....
Aalma Edoardo, fra 24 ore sarai solo a vedere un gruppetto qualsiasi al Palalottomatica...roba da niente..
Vado a vedere i subsonicaaaaaaaaaa, che, non so se vi siete accorti, è il mio gruppo italiano preferito (forse l'unico italiano?).
Questo post non ha senso, e probabilmente non interessa a nessuno che io vada a questo concerto...ma è così.
Era giusto per farvelo presente....
Peace